L’intelligenza artificiale si sta diffondendo e sta rivoluzionando i più disparati ambiti del sapere, tra questi anche il settore sanitario.
Di cosa parliamo quando usiamo l’espressione intelligenza artificiale? Tale dicitura, abbreviata in IA o AI (dall’inglese artificial intelligence), viene usata per definire l’insieme di processi computerizzati che si basano sulla creazione e sull’uso di algoritmi che simulino l’intelligenza umana.
A tale concetto si aggiungono anche quelli di machine-learning e deep-learning, che indicano rispettivamente il processo di apprendimento che un computer può attuare senza intervento umano e quello di emulazione del processo cognitivo umano, sempre da parte di una macchina.
Le intelligenze artificiali stanno trovando applicazione nei più disparati ambiti del sapere e allo stesso tempo stanno dando vita a una lunga serie di dibattiti di tipo etico su quanto sia giusto o meno utilizzare l’AI.
Eppure, a prescindere dall’opinione individuale che si può avere sull’IA, tali tecnologie possono rivoluzionare e decisamente migliorare l’attività umana, giungendo a conclusioni ed effettuando calcoli che richiederebbero enorme sforzo da parte degli individui.
Intelligenza artificiale in ambito sanitario: i campi di applicazione che ne beneficiano
Tali benefici si rendono particolarmente evidenti in ambito sanitario: qui le intelligenze artificiali sono usate per migliorare le diagnosi e le terapie per i pazienti, nonché le loro condizioni di vita. Un esempio lampante è quello del primo paziente Neuralink, il progetto di Elon Musk. Le AI trovano poi uso nelle sale operatorie, al fine di migliorare le percentuali di successo degli interventi, ma anche nella telemedicina e nel miglioramento dei processi diagnostici.
In Italia sono tantissimi gli ospedali che si servono dell’AI: alcuni esempi ne sono l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e il San Raffaele di Milano. Ma anche l’Istituto Humanitas a Rozzano, che impiega l’AI per le diagnosi del feto o per ricostruire parti di ossa e creare protesi personalizzate, il Policlinico Gemelli di Roma, che si serve dell’IA per posizionare dispositivi medici nel corpo durante gli interventi di chirurgia.
Dati personali e sicurezza: l’AI li mette a rischio?
Queste tecnologie possono migliorare enormemente la medicina e possono evolversi autonomamente (machine-learning) al fine di giungere a pratiche e conclusioni sempre più accurate. Per fare ciò, però, l’AI ha bisogno di dati di qualità, che spesso sono dati sensibili. Per questo tra le criticità principali connesse all’uso di intelligenza artificiale si possono annoverare la questione della privacy e della sicurezza personale.
Cosa succederebbe se ci fossero perdite di dati relativamente alla salute dei pazienti? E cosa se l’IA agisse basandosi su dati scorretti o poco accurati? E se fossero messe a punto terapie individuali non adatte al paziente in questione? Su queste criticità si cerca di intervenire a livello normativo, ad esempio tramite l’AI Act approvato dal Parlamento Europeo il 13 marzo 2024, o l’European Health Data Space.
Quest’ultimo è un regolamento in via di definizione pensato per lasciare ai cittadini la possibilità di condividere i propri dati sanitari in uno spazio comune. Ciò dovrebbe favorire la ricerca e lo sviluppo sanitario nei Paesi membri, ma anche dare la possibilità agli individui di gestire i propri dati sensibili come preferiscono.